Alphabet: l’auto? Meglio a noleggio

La società Alphabet del Gruppo Bmw, leader in Europa nell’offerta di servizi di mobilità per le aziende, è sempre in movimento. Da semplice gestore di un parco auto, già da tempo si è trasformata in gestore di servizi e soluzioni che ottimizzano la mobilità individuale dei propri clienti. Il presidente e amministratore delegato della branch italiana racconta in quale direzione sta andando adesso.

E’ ormai inarrestabile il mega trend che sta cambiando il rapporto che gli italiani hanno con l’automobile (e non solo gli italiani). Non più un oggetto da possedere, ma un servizio a cui “abbonarsi”. Costi certi, flessibilità, zero preoccupazioni, possibilità di cambiare più spesso l’auto: grazie a questi
vantaggi, il noleggio a lungo termine sta diventando un’alternativa sempre più diffusa all’acquisto dell’auto. Tant’è che nei primi cinque mesi del 2021 in Italia sono state noleggiate a lungo termine 124.450 auto (fonte:
Unrae, maggio 2021).

Tra i protagonisti indiscussi del noleggio a lungo termine (e non solo) c’è Alphabet. Fondata nel 1997 come divisione del Gruppo Bmw, la società ha maturato una vasta esperienza nel fleet management e nel noleggio a
livello internazionale. Le soluzioni di mobilità Alphabet sono progettate ad hoc per incontrare le esigenze specifiche delle aziende, dei liberi professionisti e dei privati. Oggi Alphabet gestisce una flotta di oltre 700mila auto e veicoli commerciali leggeri di tutti i brand, ed è al quarto posto nel mercato mondiale del noleggio a lungo termine.

Alphabet ha il suo quartier generale in Germania, a Monaco di Baviera, ed è presente in 31 paesi. Alla guida di Alphabet Italia c’è Andrea Castronovo.

Il settore dell’automotive, che lei conosce bene e nel quale opera da quasi 30 anni, ha subito forse più di altri cambiamenti radicali. Se una volta si parlava di automotive, oggi è meglio parlare di mobilità, un concetto allargato che racchiude in sé tanti servizi e un cambio di mentalità a livello globale. Cosa vuol dire oggi mobilità e come Alphabet si sta muovendo in questo nuovo mondo?

Più che da automotive a mobilità, siamo passati da automotive ad automobility, dove l’auto è, e rimane, un elemento fondamentale e centrale di mobilità individuale e non va più vista soltanto come l’oggetto della seconda voce di spesa di una famiglia dopo la casa, ma come uno strumento imprescindibile di un sistema di mobilità nel quale l’autovettura è parte nodale, quasi insostituibile, soprattutto in alcune occasioni, per cui mantiene ancorala sua centralità.

Parallelamente diventano sempre più importanti altri servizi: da una parte servizi che ne semplificano l’utilizzo come ad esempio quelli che in Alphabet raccogliamo sotto il cappello «Zero Pensieri», grazie ai quali a fronte di un unico semplice canone mensile fisso, il nostro cliente non deve più aspettarsi sorprese e potrà delegare ogni incombenza, dal bollo all’assicurazione, alla manutenzione ai gestione dei sinistri, affidando ciascuna di queste attività a un unico partner in grado di garantire la massima professionalità e un livello di servizio premium. Dall’altro lato la possibilità tramite Alphabet di utilizzare formule di mobilità complementare siano esse vetture per una settimana o un mese o soluzioni di mobilità alternative all’auto.

Nel primo caso facciamo riferimento soluzioni di mobilità a breve e medio termine per venire in contro al variare delle esigenze di un nucleo familiare o di un’azienda. In un mondo in continua evoluzione come il nostro, va bene impegnarsi per i tradizionali 2-3-4 anni per l’utilizzo di una vettura, ma sappiamo che le cose possono cambiare: un trasferimento all’estero, un allargamento o diminuzione del nucleo familiare, un’azienda che decide di evolvere verso nuovi business e ha quindi bisogni differenti, ecco quindi l’importanza di poter contare su formule flessibili.

Nel secondo caso mi riferisco a micromobilità e ultimo miglio, termini sempre più ricorrenti quando si parla di mobilità nelle aree urbane, in quanto sempre più persone scelgono mezzi adatti a compiere, all’interno di
un concetto di mobilità integrata, spostamenti a corto raggio, il classico «ultimo miglio urbano», in maniera pratica, economica e, soprattutto, ecosostenibile.

Per questo anche Alphabet intende integrare la sua offerta di mobilità con soluzioni adatte a tutte le esigenze, che sia un commuting alternativo all’auto, o il semplice percorso dell’ultimo miglio, per una mobilità multimodale, flessibile, efficiente, sostenibile e sicura.

Stiamo vivendo una grande trasformazione in tutti i settori, tanto da definirla come una quarta rivoluzione industriale: evoluzione di prodotti, di servizi, di processi e di competenze. Quali sono stati i principali
cambiamenti del suo ruolo professionale?

La quarta rivoluzione industriale rappresenta senza dubbio una delle maggiori sfide del nostro tempo. Non si tratta unicamente di una rivoluzione tecnologica, portatrice di nuove applicazioni volte a rendere le organizzazioni più smart, più intelligenti, ma è anche una rivoluzione organizzativa, strategica e culturale, che si evolve a un ritmo esponenziale e coinvolge praticamente chiunque abbia uno smartphone, in qualunque parte del mondo. Qualche tempo fa mi è capitato di andare a Roma per un meeting. Se dicessi che mi sono bastati pochi clic sul mio smartphone per prenotare e pagare il mio viaggio da Milano a Roma, nessuno ne sarebbe
stupito. Se invece dicessi che, prima di prendere il treno, mi sono recato con la mia auto nell’ufficio di Alphabet a San Donato Milanese, ho partecipato a una riunione, ho salutato i colleghi e ho preso l’auto elettrica che abbiamo a disposizione nel nostro car sharing aziendale per raggiungere la stazione di Rogoredo; qui ho preso il treno per Roma e, prima di arrivare a destinazione, ho acquistato il biglietto della metro e prenotato la bici
a pedalata assistita del bike sharing cittadino per compiere l’ultimo miglio dalla stazione metro di San Giovanni fino a destinazione, il tutto grazie a una sola app e con un unico budget di mobilità, dal quale attingere per
pagare ogni transazione e giustificare alla mia azienda queste spese, ebbene qualcuno potrebbe prendermi per pazzo. Poi, in un secondo momento, a mente fredda, invece penserebbe: se fosse così, spostarsi per lavoro, ma
non solo, sarebbe molto più semplice, economico e anche ecosostenibile.

Il futuro non è poi così lontano. Alphabet ha intrapreso questo “viaggio” da semplice gestore di un parco auto a gestore di servizi e soluzioni che ottimizzano la mobilità individuale dei propri clienti, già da diverso tempo. Con un approccio consulenziale, personalizzato, flessibile, garantiamo ai nostri clienti soluzioni premium e un livello di customer satisfaction (soddisfazione del cliente) all’altezza del Gruppo Bmw. Peraltro, aziende di ogni settore sono chiamate oggi a mettere in campo una serie di misure volte a facilitare l’introduzione di nuove tecnologie, e i manager dal canto loro sono spinti ad adottare nuove pratiche manageriali che possano facilitare la trasformazione delle organizzazioni, con l’obiettivo di
aumentare il benessere economico, sociale e ambientale.

La digitalizzazione dei processi, l’utilizzo dei big data (grandi raccolte di dati), l’internet of things (internet delle cose, o degli oggetti), i veicoli a guida autonoma, l’adozione di un digital journey (percorso digitale dei
consumatori), permettono di connettere auto, oggetti e persone fra di loro e all’interno delle catene del valore. Il nostro settore è noto per essere innovativo e precursore di nuove soluzioni di mobilità. Ad esempio, in Alphabet abbiamo da tempo abbracciato il car sharing, l’auto in condivisione, oltre a creare soluzioni di mobilità altamente innovative e flessibili come il mobility budget AlphaFlex e app a supporto dei driver.

Oggi mobilità vuol dire poter garantire alle persone la possibilità di spostarsi, e allo stesso tempo continuare a sviluppare servizi, che siano al passo con le mutevoli richieste ed esigenze. Guardando al futuro, le vetture
a guida autonoma influenzeranno in modo significativo la mobilità nella creazione di nuovi modelli di business. In quanto passeggeri di auto completamente autonome, i clienti avranno il tempo di leggere, telefonare, preparare o concludere una riunione, tutto in sicurezza. Poiché queste vetture non avranno bisogno di un conducente, le auto potranno spostarsi in autonomia ed essere sempre disponibili per un utilizzo flessibile. Quando una persona avrà bisogno di un’auto, dovrà semplicemente
selezionarla e prenotarla, salire a bordo e raggiungere la destinazione scelta. L’auto potrà quindi continuare il suo giro e passare al prossimo utilizzatore.

Questo modello di business ha il potenziale di ridurre in modo considerevole la dimensione del parco circolante, aumentando il suo tasso di utilizzo complessivo. Soprattutto se consideriamo che il tasso medio di utilizzo di un veicolo in flotta è solo del 4 per cento! E poiché ogni vettura sarà dotata di funzioni di sicurezza fondamentali, potenzialmente il numero di incidenti diminuirà.

Anche le case automobilistiche si stanno trasformando: da produttori di auto diventano fornitori di servizi di mobilità. Cominciano a diffondersi nuove partnership e offerte dedicate alle aziende, perché i costruttori si stanno riposizionando per il futuro. L’auto connessa potrà rendere la guida più comoda e rilassante per i conducenti e creare nuovi flussi di entrate per i produttori. Città come Boston e Pittsburgh (negli Stati Uniti), Goteborg (in Svezia), e Singapore, hanno espressamente manifestato l’interesse di consentire la circolazione alle auto autonome nelle loro strade.

Le automobili a bassa emissione sono già disponibili. Complessivamente, siamo già al lavoro per fare in modo che le nuove tecnologie, i servizi e i programmi di mobilità, diventino parte della nostra quotidianità. Sono certo che da questi cambiamenti nasceranno molteplici ed entusiasmanti opportunità, che si tratti del mondo delle start up con il loro modello di mobilità disruptive (innovativa e dirompente) o di player (aziende in campo) di lunga data. È un momento importante per la mobilità, che continuerà a evolversi e ad avanzare, offrendo una serie di nuove opportunità per l’industria delle flotte, per le aziende e i driver. Non ho alcun dubbio sul ruolo che Alphabet e il Gruppo Bmw sapranno ritagliarsi in questo scenario futuro, e confido nel fatto che riusciremo a giocare un ruolo di primo piano in settori come la sostenibilità e la mobilità. Sono convinto che soltanto le aziende con una visione innovativa e aperta al futuro riusciranno ad avere successo in questa nuova epoca, perché saranno in grado di vedere i punti di contatto tra business ed esigenze del proprio target di riferimento, tra strategia e necessità sociali, tra risultati/produttività e benessere dei propri collaboratori, tra l’integrazione
dei processi esistenti e soluzione completamente nuove. In questo contesto il manager deve capire i nuovi trend, trovare soluzioni semplici ai nuovi bisogni del proprio target di riferimento ed essere più veloce della concorrenza nel trasferirle ai clienti.

Ce ha detto, sono tanti gli elementi che influenzano il mondo del lavoro e i settori stessi. Quali saranno le chiavi vincenti per continuare a conseguire successi personali e aziendali nei prossimi anni?

In primo luogo, cerco di non dimenticare mai quello che per me è un grande motto: «Stay hungry. Stay foolish» (siate affamati, siate folli). La celebre frase di Steve Jobs è un invito a non perdere mai la curiosità e l’ambizione di cambiare il mondo con un pizzico di follia. Oggi più che mai è importate che il ruolo della strategia digitale sia incorporato nella strategia di business e pervada l’intera organizzazione in tutti i suoi livelli. Le figure dei responsabili delle aziende e dei manager sono forse quelle
che più di tutte le altre stanno subendo i cambiamenti di questa rivoluzione digitale, in quanto sono loro che devono creare il cambiamento all’interno dell’azienda; e in un contesto in continua evoluzione caratterizzato da velocità, volatilità e incertezza come quello attuale è tutt’altro che semplice. Ritengo sia fondamentale riconoscere e capire l’impatto che la digitalizzazione ha sulla struttura aziendale. Gerarchia e ottimizzazione dei
processi e del lavoro funzionano bene in un ambiente relativamente stabile, in un contesto di business che incorpora il mondo digital non si possono non considerare caratteristiche come: velocità, informazione, flessibilità, personalizzazione, praticità. Dal mio punto di vista costruire un business che sia sostenibile nel tempo vuol dire puntare soprattutto su innovazione e spirito di squadra, inteso come l’agire in modo cross-functional, attivando competenze trasversali, tenendo l’attenzione
concentrata sulle esigenze dei clienti alle quali come azienda si vuole rispondere.

Tra le leve essenziali per il mio ruolo che mi sento di citare ci sono anche: la visione, intesa come la capacità di comprendere e anticipare le direzioni di sviluppo del mercato; l’essere l’ambasciatore dell’innovazione, cogliendo le opportunità che permettono non solo di migliorare il proprio business, ma anche il lavoro dei collaboratori; la capacità di comprendere e accettare
l’errore, una dote fondamentale quando si lavora in scenari in continuo mutamento come quelli attuali; la capacità di creare relazioni, sia facilitando la comunicazione all’interno dell’organizzazione che instaurando relazioni profittevoli e durature all’esterno dell’organizzazione; infine la capacita di riconoscere e valorizzare il talento, la creatività e il potenziale della propria squadra.

Nella sua lunga esperienza quale reputa sia stato il suo più grande successo e quale l’occasione in cui ha imparato di più?

Da sempre amo guardare avanti e sono convinto che il più grande successo sarà il prossimo. Ho imparato molto soprattutto nei momenti di cambiamento: una leva strategica di crescita nel lungo termine, che permette di sviluppare e di affinare capacità e competenze personali
e professionali anche in uno scenario di profonda incertezza, quale l’attuale.

Tanto il settore dell’automotive, quanto quello dell’automobility sono da sempre soggetti a grandi cambiamenti ma mai come negli ultimi decenni sono stati oggetto di grandi trasformazioni, grazie ai progressi della tecnologia, alla digitalizzazione e all’emergere di nuove forme di utilizzo dell’auto: il noleggio, la mobilità condivisa, i servizi in abbonamento.

In ambito lavorativo, i cambiamenti hanno assunto un andamento esponenziale, in particolare per effetto della globalizzazione dei mercati, degli sviluppi dell’innovazione tecnologica e dell’incremento del livello competitivo delle imprese. L’intensità competitiva e i momenti di crisi, unitamente alla scarsa stabilità economica, hanno destabilizzato non solo le aziende, ma anche interi settori. In questo scenario diventa fondamentale riuscire a interpretare il cambiamento come opportunità di crescita,
per questo mi sento di citare come momento dal quale ho imparato di più il «turnaround» della Grecia nel 2011 (all’epoca Castronovo era ceo di Bmw Central and Eastern Europe, ndr): in pochi mesi il mercato si è ridotto
al 30%, la rete dei concessionari era in fortissima difficoltà e il tasso di disoccupazione è salito a oltre 50%.

Questa situazione di forte crisi ha richiesto un piano di risanamento e di ristrutturazione profonda dell’assetto organizzativo dell’azienda in Grecia. Da un momento così negativo e preoccupante ho imparato che anche nelle situazioni più difficili a fare la differenza è il fattore umano: se c’è una buona squadra, coesa, con un profondo spirito di gruppo e una forte condivisione di valori, si possono trovare soluzioni non solo in grado limitare i danni, ma di risultare addirittura vincenti. In questo particolare caso sono state individuate, insieme con i collaboratori, diverse soluzioni: i collaboratori più giovani e quelli che avevano dato la disponibilità al trasferimento sono stati accompagnati in un percorso di carriera all’estero in altre sedi del Gruppo, altri hanno scelto di perseguire attività locali abbandonando un lavoro tradizionale d’ufficio, per poter mantenere
famiglie fortemente in difficoltà, molte delle quali diventate monoreddito. Grazie a questo lavoro sinergico, già nel 2012 eravamo tornati a quello che tecnicamente si chiama «black zero» per arrivare nuovamente al
profitto nell’anno successivo garantendo lavoro e futuro alla squadra e ai nostri concessionari. Avremo potuto affrontare una ristrutturazione così rapida e importante in modo drastico, riducendo l’organico del 50%, invece l’abbiamo affrontata giocando tutti la stessa partita e mettendo davanti il bene comune, con l’intento non di trovare la situazione migliore in assoluto, ma quella migliore per affrontare insieme, di volta in volta, un percorso, superarlo per poi passare sempre insieme alla fase successiva.

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