L'intelligenza artificiale entra nei portafogli

Robotica, nell’industria ma anche nei servizi, domotica, internet delle cose e big data sono l’ultima frontiera dei fondi di investimento. E le nuove strategie dei gestori…
[auth href=”http://www.worldexcellence.it/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
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«La nuova strategia investirà nelle società che, a livello globale, sviluppano l’implementazione dell’Ia (intelligenza artificiale) in tutte le sue possibili applicazioni», spiega Sebastian Thomas, Us head of technology research del gruppo Allianz, team che oggi gestisce portafogli per oltre 7,2 miliardi di dollari.
Anche Candriam Investors Group, multi-specialista europeo della gestione patrimoniale con masse per 102 miliardi di euro, ha annunciato poche settimane fa il lancio di una nuova strategia Robotics and innovative technology, concepita per investire in società attive nel settore della tecnologia e della robotica e che sviluppano prodotti innovativi. «I robot avanzati saranno alla base della quarta rivoluzione industriale, una rivoluzione tecnologica che, come le precedenti, genererà notevole ricchezza per gli investitori più lungimiranti», spiega Johan Van Der Biest, senior fund manager di Candriam Investors Group.
Secondo Van Der Biest solo il 20-30% delle potenzialità offerte dalla robotica è stato fino a oggi sfruttato. «E presto assisteremo all’integrazione delle macchine intelligenti, collegate a Internet, che faciliteranno le nostre vite quotidiane», dice lo strategist.
Pronti all’esplosione. Il filone quindi è ricco anche dal punto di vista delle opportunità finanziarie. Le stime più recenti relative alla crescita dell’Ia indicano un volume di business complessivo pari a 36,8 miliardi di dollari entro il 2025. Con la definizione «intelligenza artificiale» si fa riferimento a tutte quelle tecnologie capaci di percepire stimoli esterni, processare tali informazioni e dare avvio a conseguenti attività od operazioni. Che il mondo sia pronto o no, la seconda era delle macchine è già arrivata e il futuro prossimo venturo (ma per alcune nicchie è già il presente) sarà fatto di chirurghi robot, automobili che si guidano da sole, robot domestici e fabbriche interamente automatizzate.
«Così come la Rivoluzione industriale è stata un punto di svolta decisivo nella storia dell’uomo, oggi il mondo sembra essersi votato alla tecnologia per la crescita», è scritto in una ricerca di Capital Group. Secondo l’americana International Data Corporation (numero uno nelle ricerche di mercato per il settore tecnologico) nel solo campo della robotica la spesa globale potrebbe crescere del 17% annuo dai 71 miliardi di dollari del 2015 a 135 miliardi nel 2019. Questo flusso di denaro sta dando vita a innovazioni incredibili, un numero crescente delle quali hanno il potenziale per sostituire il lavoro umano.
«L’umanità si troverà a interagire sempre di più con le macchine intelligenti, nel campo professionale come nella vita privata, e in settori molto diversificati, tra i quali l’healthcare, i trasporti e l’agricoltura», spiega Alberto D’Avenia, country head Italia di AllianzGI. Questo diffuso utilizzo dell’Ia si stima potrà raddoppiare i tassi di crescita di molte economie avanzate nei prossimi venti anni, con un impatto a 360 gradi, che vanno dal design, alla produzione, fino alla fornitura di servizi».
Strategia dei gestori. Per cavalcare il potenziale di rapido progresso dell’Ia è bene quindi cominciare a posizionare i portafogli sui campioni di ogni singolo campo di applicazione. Come spiegano i gestori, a differenza dei fondi tecnologici già disponibili, questa strategia si dovrà focalizzare proprio sul potenziale dirompente delle tecnologie di Ia e, analizzando le prospettive di queste società e integrandole nel portafoglio di investimento, coglierà una crescita dinamica e sostenibile, trasversale a tutti i mercati.
Come spiega Van Der Biest il processo di investimento della nuova strategia si basa su un approccio high conviction bottom-up, che si concentra sulle imprese che presentano una crescita degli utili superiore alla media, un forte posizionamento competitivo e un impiego di tecnologie innovative. «I titoli vengono selezionati a partire da un universo azionario su scala globale e vanno a comporre un portafoglio high conviction con un massimo di 50 società selezionate», dice lo strategist. «L’innovazione tecnologica sta avvenendo a un ritmo mai osservato prima», aggiunge Der Biest. «Il panorama delle nuove applicazioni che cambiano il mondo non è mai stato così chiaro, e ciò si tradurrà in una crescita degli utili superiore per il settore».
L’utilizzo dell’apprendimento automatico e dell’intelligenza artificiale, la tecnologia big data, la transizione al cloud pubblico, il maggiore uso di Oled, la realtà virtuale, la tecnologia 5G, l’internet delle cose, la robotica avanzata, la pubblicità programmatica sono solo alcuni esempi delle incredibili tendenze in cui la strategia di Candriam sta investendo.
Robot industriali e di servizi. Certamente il potenziale di queste tecnologie potrebbe rivoluzionare intere industrie. E industria associata all’Ia significa robot. Ma quali sono i temi di investimento più interessanti nel nuovo mondo robotico? «Nel settore della robotica individuiamo due principali sottosettori: i robot industriali (cioè i più tradizionali che siamo soliti vedere in una tipica industria automobilistica) e i robot dei servizi, che abbracciano un mercato completamente diverso e che si applicano ad attività legate, per esempio, alla chirurgia, all’infermieristica, ai tosaerba, al ricevimento», dice Van Der Biest. Secondo il gestore i robot industriali continueranno a crescere del 10% circa l’anno per i prossimi dieci, un dato supportato e documentato da un report dettagliato realizzato da Boston Consulting Group. È invece più complicato determinare quanto velocemente cresceranno i robot dei servizi, ma è opinione comune che cresceranno più velocemente di quelli industriali, se non altro perché partono da una base molto ridotta. «Questa parte di mercato della robotica potrebbe quindi crescere più velocemente di quanto molti investitori si aspettano», dice lo strategist.
Il ritardo di Cina e Usa. Me perché il trend positivo non dovrebbe incontrare battute di arresto? Ci sono diverse motivazione a sostegno delle sorti magnifiche e progressive dell’Ia. La prima è puramente tecnologica, nel senso che solo adesso assistiamo all’emergere nel mercato di numerose nuove tecnologie, in quanto c’è un’abbondanza di potere computazionale e di archivi di dati molto a buon mercato. «Questi due fattori sono molto importanti per tutte le nuove tecnologie quali l’intelligenza artificiale e l’internet delle cose», spiega Van Der Biest. «Tutte queste tecnologie sono decollate ora, in quanto viviamo in un clima tecnologico ideale». Dobbiamo dimenticarci quindi dei robot che 20 o 30 anni fa venivano impiegati nell’industria manifatturiera tradizionale: ora sono dotati di intelligenza artificiale, sensori avanzati, capacità di apprendimento e il loro campo di applicazione diventa sempre più ampio: «Ed è questo il motivo per cui pensiamo che i robot, in futuro, continueranno a crescere a un tasso significativamente più sostenuto della crescita del Pil tradizionale», dice ancora Van Der Biest.
Una seconda ragione a lungo termine, importantissima, è la demografia: la popolazione attiva sta calando giorno dopo giorno e la popolazione anziana o vecchia sta diventando sempre più importante. Una delle grandi sfide demografiche consisterà proprio nel come continuare a produrre con una popolazione meno attiva e come occuparsi di questa crescente fetta di  popolazione. La risposta è ovvia: maggiore automazione e maggiore robotizzazione.
Il terzo driver a breve termine, e quindi più speculativo, è il contesto macroeconomico generale, con la crescita economica che sta diventando più sostenuta e sta rimbalzando in tutto il mondo. «Il settore della robotica, proprio per il suo carattere ciclico, beneficia chiaramente di una crescita economica più forte», dice Van Der Biest. Che aggiunge poi un quarto elemento, ancora a più breve termine, rappresentato dalla bassissima densità di robot in Cina e negli Usa, rispetto a Paesi come la Corea e la Germania. «Il governo cinese si è ufficialmente impegnato a investire nella robotica e nell’automazione nel famoso piano quinquennale, fatto che dimostra che è ben consapevole di tutte le sfide demografiche che dovrà affrontare», dice lo strategist.
I Ninja robot. Non è in ritardo, invece, il Giappone. «Il ruolo di leadership settoriale a livello globale è del Giappone, elemento che rende i titoli giapponesi delle società di produzione e sviluppo di robot estremamente interessanti», spiega Ernst Glanzmann, responsabile delle strategie azionarie per il Giappone di Gam. Il ritmo di crescita delle società giapponesi nel campo della robotica si è attestato intorno al 5-6% annuo nel corso dell’ultimo decennio: la sfida adesso è riuscire a mantenere il livello dinanzi alla competizione globale. Secondo Glanzmann le innovazioni tecnologiche made in Japan stanno avendo un effetto palla di neve sul cammino dello sviluppo. I sensori, per esempio, sono sempre più potenti e i microprocessori stanno diventando sempre più veloci. «Considerando anche la costante crescita nella capacità di trasmissione dei dati, tutto sommato, questo ha reso i robot sempre più efficienti, anche in termini di costi, negli ultimi anni», spiega lo strategist.
Un esempio è il recente sviluppo, da parte del produttore giapponese Fanuc, di nuovi robot industriali in grado di imparare autonomamente mansioni meccaniche: si tratta di robot che usano algoritmi in set di dati per riconoscere degli schemi e agire di conseguenza, con un potenziale incremento del 10% dell’efficienza della produzione industriale. Un altro tema di crescente importanza è quello dei veicoli che si guidano da soli. Il governo giapponese sta offrendo incentivi agli sviluppatori e ai produttori con l’obiettivo dichiarato di avere sulle strade di un quartiere di Tokyo solo automobili che si guidano da sole entro le Olimpiadi del 2020.
«Nonostante l’iniezione di fondi statali, la vera innovazione potrebbe arrivare dal settore privato», è il commento di Glanzmann. «Partecipazioni in società che lavorano allo sviluppo di tecnologie robotiche all’avanguardia e in automobili che si guidano da sole offrono agli investitori la possibilità di cogliere la fase di crescita di questo settore di così grande importanza».
Rischi deflativi. Non può un cambiamento epocale non destabilizzare in qualche modo gli equilibri sociali. Grazie all’intelligenza artificiale, infatti, anche i lavoratori con maggiori competenze stanno sentendo la pressione dei robot, che è già alta tra i dipendenti a basso reddito. Secondo la società di consulenza McKinsey attività industriali ben definite, come per esempio quello del packaging, saranno le più suscettibili all’automazione. Così come la raccolta dei dati e la loro analisi, che sono attività comuni per i lavoratori a medio reddito inseriti in industrie come quella finanziaria. Un restringimento della classe media, tuttavia, potrebbe portare a un certo numero di preoccupazioni, che vanno dalla crescente diseguaglianza dei redditi a minori consumi.
«È possibile che la sostituzione di un numero ancora maggiore di lavoratori con salari medi possa portare a una riduzione del potere di acquisto di un ampio gruppo di agenti di spesa e incidere negativamente sulla domanda aggregata», conferma il team di analisti di Capital Group. «Questo potrebbe portare a un contesto deflattivo e, di conseguenza, a un prolungato periodo di tassi di interesse bassi».
Ma un’altra ancora è la preoccupazione dei gestori: non tutte queste innovazioni che stanno inondando il mondo supereranno la prova del tempo, specialmente in un periodo di rivoluzione tecnologica. Secondo Capital Group per gli investitori, «sarà quindi cruciale trovare quelle aziende con modelli di business sostenibili, team di gestione solidi e tutte le altre qualità necessarie per prosperare».
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