Pubblicati i risultati sul secondo trimestre 2021: il Consiglio di Amministrazione di AB InBev ha provato la continua crescita del Gruppo, il quale continua a migliorare i livelli pre-crisi.
Milano, 29 luglio 2021. Il Consiglio di Amministrazione di AB InBev – società leader mondiale nella produzione della birra – ha approvato i risultati del secondo trimestre del 2021: il Gruppo continua a crescere, migliorando i livelli pre-pandemici. I volumi sono aumentati del 20,8%, mentre i ricavi del 27,6%: ciò ha determinato una crescita nei primi sei mesi dell’anno del 17% dei volumi e del 22,4% dei ricavi. Anche l’EBITDA normalizzato ha segnato un aumento record: +31% nel secondo trimestre e +22,1% per l’intero primo semestre.
“La coerente esecuzione della nostra strategia commerciale – incentrata su marchi vincenti, sviluppo della categoria e trasformazione digitale – ha fornito uno slancio continuo nel secondo trimestre con una crescita
Michel Doukeris, CEO di AB InBev.
della top-line del 3,2%, superiore ai livelli pre-pandemia rispetto al secondo trimestre del 2019, anche alla luce dei continui impatti del COVID-19. Guardando al futuro, continueremo a lavorare sul nostro approccio che mette al centro clienti e consumatori per guidare la crescita e la creazione di valore”.
AB InBev in Italia
Nel mercato italiano AB InBev ha registrato un livello di crescita del 13,3%, collocandosi al terzo posto tra tutte le aziende del segmento dei beni di largo consumo. Tale risultato le vale il primo posto tra i marchi birrari. Dopo un eccellente primo trimestre, quindi, anche il secondo si chiude con ottimi risultati grazie a una strategia che ha puntato specialmente sui marchi premium e superpremium.
Così, Ab InBev è riuscita a guadagnare in modo significativo quota di mercato sia a volume (+0,7%) sia a valore (+0,8%), grazie soprattutto alla crescita a doppia cifra dei brand Leffe, Corona e Tennent’s Super.
Corona e Leffe, in particolar modo, stanno attraendo un gran numero di consumatori. I due brand si caratterizzano per una fruizione in momenti specifici della giornata, particolarmente cari al consumatore italiano: rispettivamente aperitivo e pasti. Ciò determina risultati di vendite eccezionali per i due marchi: Corona si colloca al terzo posto per crescita percentuale a valore nei primi sei mesi del 2021; Leffe addirittura al primo.
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Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]I primi effetti della Brexit sono sotto gli occhi di tutti e al contrario di quello che affermano alcuni, non sono positivi. A luglio, dopo il referendum, la fiducia dei consumatori è crollata ai livelli più bassi dal 1990. I dati sul settore manifatturiero e delle costruzioni sono scesi vertiginosamente. Anche se i dati di agosto sono andati meglio, è troppo presto dire se il miglioramento era solo un “rimbalzo del gatto morto”.In questo mondo confusionario post-referendum, l’unica buona notizia è il calo della sterlina sul mercato Forex. Un tasso di cambio più basso renderà le esportazioni britanniche più competitive. Di fronte a prezzi di importazione più alti, i consumatori sposteranno la loro spesa verso i beni nazionali. Anche questo spingerà l’economia britannica.La questione è quanto è grande la spinta. 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[auth href=”http://www.worldexcellence.it/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]Combattere l’evasione fiscale e, anche grazie a questo, ridurre il cuneo fiscale in modo da consentire ai lavoratori di mettere più denaro in tasca e agli imprenditori di risparmiare sull’esborso complessivo. Pasquale Natuzzi, imprenditore italiano che ha messo in piedi un gruppo affermato in tutto il mondo sul fronte dell’arredo, indica la sua ricetta per aiutare l’Italia ad accelerare nel processo di crescita. Invitando tutti a guardare con maggiore fiducia al futuro, investendo su un paese che può vantare enormi ricchezze culturali e artistiche che meritano di essere valorizzate meglio.Convinzioni frutto della lunga esperienza fatta sul campo, dal primo laboratorio artigianale degli anni Cinquanta fino alla quotazione del gruppo a Wall Street, passando per l’espansione internazionale e gli alti e i bassi della domanda. Un lavoro che gli è valso una laurea honoris causa in Scienze dell’educazione all’Università di Bari e la menzione nell’American furniture hall of fame per il contributo alla crescita e allo sviluppo dell’industria dell’arredamento negli Stati Uniti.Il 2016 è andato in cantiere come un altro anno contraddistinto da una crescita lenta. Cosa possiamo attenderci per il 2017?L’Italia sta faticosamente uscendo fuori da un periodo difficle che ha messo a dura prova le imprese. Per il 2017 dovremmo parlare di una crescita che difficilmente arriverà all’1%, in uno scenario internazionale che presenta molte insidie e con un paese ancora alle prese con una serie di emergenze: dalla gestione dei profughi a quella dei terremoti. Tuttavia, anche se l’Italia non avesse queste criticità, non credo che sarebbe pronta a svoltare verso la ripresa. Anzi, mi chiedo se dopo dieci anni, si possa continuare a interpretare la realtà parlando di crisi e ripresa. Forse dovremmo prendere atto che il mondo è cambiato e che anche gli strumenti di politica economica e sociale devono necessariamente adeguarsi al cambiamento.In che modo?Faccio un esempio: i dati confermano che siamo il secondo paese industriale in Europa e il settimo nel mondo. Partendo da questi dati emerge che abbiamo potenzialità enormi. Il brand Italia mantiene ancora una grande capacità di attrazione e cresce la domanda di made in Italy in tutti i mercati. In questa nuova fase della globalizzazione l’Italia può giocare bene le sue carte, in particolare nelle produzioni più specializzate. Ma occorre realizzare una politica economica che punti a costruire un paese moderno e competitivo, proprio a partire dalla manifattura di qualità e dall’industria. Sono convinto che se puntiamo sui nuovi driver della crescita (sostenibilità ambientale, green economy, digitalizzazione, industria 4.0) noi avremo un nuovo Rinascimento.Quali sono i freni maggiori a una crescita più sostenuta?Fra i fattori di freno strutturali c’è l’evasione fiscale, che innesca il circolo vizioso dell’eccessiva e ormai insostenibile pressione fiscale per le aziende oneste e dello sviluppo di una vera e propria economia parallela, sempre più florida, fondata sul sommerso. Queste due economie viaggiano, com’è facile intuire, a due velocità molto diverse. Chi rispetta le regole arranca e si dibatte fra mille difficoltà, è costretto a ricorrere agli ammortizzatori sociali e a sottrarre suo malgrado le risorse pubbliche allo sviluppo; chi opera nell’illegalità invece cresce e si alimenta proprio dalle difficoltà delle aziende oneste, sottraendo know-how attraverso l’utilizzo in nero di dipendenti in cassa integrazione e destinando ingenti risorse allo sviluppo e alla pubblicità.Come uscire da questa situazione?Si può agire in vari modi. Innanzitutto riducendo ulteriormente il cuneo fiscale, che abbasserebbe il costo del lavoro (aiutando le imprese a essere più competitive sui mercati internazionali), attrarrebbe più investimenti esteri, favorirebbe l’emersione di un’economia basata sull’evasione fiscale e contemporaneamente renderebbe più pesante il netto che va ai lavoratori, favorendo i consumi e la crescita economica. 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Il processo di cambiamento iniziato più di dieci anni fa è stato fondamentale per affrontare la sfida impostaci dalla globalizzazione e trasformarci da azienda manifatturiera, che operava in ambito b2b, in una consumer brand distribuita attraverso una catena retail: il 71% del nostro fatturato oggi viene realizzato attraverso il canale retail. In Natuzzi l’interconnessione tra fabbriche e mercati, su cui si fonda la cosiddetta industria 4.0, è stata intrapresa diversi anni fa e tutta l’attività di programmazione per ogni mercato di riferimento è totalmente informatizzata.Vede spazi di collaborazione pubblico-privato in questo campo?Nel 2015 abbiamo siglato un accordo con il ministero dello Sviluppo economico per un programma di ricerca e sviluppo per l’industria 4.0, in ambito di sviluppo prodotto e organizzazione di processo. 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Se nel paese che ha inventato il made in Italy (con l’enorme valore aggiunto che il mondo gli riconosce) il fattore principale di acquisto diventa il prezzo, vuol dire che c’è un problema di potere d’acquisto e che le famiglie sono più preoccupate a gestire il presente, che non a costruirsi il futuro. Per il secondo anno consecutivo la nostra catena Divani&Divani by Natuzzi si è confermata, secondo una ricerca indipendente dell’Istituto tedesco di qualità, quella in grado di offrire la migliore esperienza del servizio di assistenza in Italia nel settore poltrone e divani.Un risultato frutto di?Ogni anno dedichiamo alla ricerca stilistica e di nuovi materiali, nonché allo sviluppo di nuovi prodotti, risorse finanziarie e professionalità sempre crescenti; investiamo da anni nell’innovazione progettuale e del processo produttivo al fine di rendere sempre più competitive le nostre fabbriche italiane e difendere l’occupazione nel territorio; investiamo nella sostenibilità della nostra azienda e delle nostre produzioni: abbiamo appena ottenuto la certificazione Fsc (Forest stewardship council) che garantisce ai consumatori che il legname utilizzato proviene da foreste gestite in modo responsabile. Trasferiamo ai consumatori, attraverso la comunicazione nei nostri punti vendita questi valori, ma purtroppo dobbiamo prendere atto che il fattore prezzo su cui, invece, puntano i nostri concorrenti è quello che paga di più. Ma non ci scoraggiamo, sia chiaro. Anzi, a livello internazionale le ricerche continuano a dirci che ci sarà un futuro solo per quelle imprese che si misurano ogni giorno con i temi della sostenibilità, del rispetto della legalità, del ruolo sociale dell’impresa.[/auth]
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