Quando la programmazione fa la differenza. Intervista a Valerio Chignoli e Francesca Ghezzi, dello Studio BNC

Valerio Chignoli e Francesca Ghezzi, commercialisti e partner dello Studio BNC, illustrano i vantaggi del nuovo impianto normativo: tra le novità più significative c’è l’abbandono dell’originario sistema di allerta a favore di strumenti di programmazione e controllo utili a prevenire la crisi.

Fondamentale, in tutte le fasi, è il ruolo del consulente specializzato, che oltre a supportare l’imprenditore nel saper riconoscere eventuali squilibri finanziari, lo sostiene nella scelta del miglior strumento di risoluzione della crisi messo a disposizione del nuovo impianto normativo.

Lo Studio BNC, in questo, si pone come interlocutore privilegiato capace di affiancare l’imprenditore nell’esaminare la propria situazione patrimoniale, e, in caso di sofferenza, nell’andare a ricercare le cause che hanno generato tale situazione per poi concordare, insieme, la migliore strategia per ristabilire l’equilibrio finanziario dell’impresa nel medio-lungo termine.

Quali sono le novità più significative introdotte dal nuovo Codice?

Tra le novità più significative introdotte dal nuovo codice della crisi riveste sicuramente importanza notevole il definitivo abbandono del sistema di allerta, così come originariamente previsto.

Questo abbandono è a favore del fatto di rendere ancora più rilevanti le nuove misure e gli assetti che consentano di rilevare tempestivamente (possibilmente prima che questo si manifesti) uno stato di crisi e permettere così di intervenire da subito in modo concreto e ordinato anche mediante il ricorso al nuovo istituto della composizione negoziata della crisi introdotta con il Decreto Legge n. 118/2021, convertito nella legge n. 147/2021.

Qual è il ruolo del consulente nel nuovo scenario aperto dal Codice della crisi e dell’insolvenza e il vostro giudizio complessivo in merito al nuovo impianto normativo?

Il consulente, nel nuovo scenario, ha il ruolo di affiancare l’imprenditore e stimolarlo nell’adottare gli strumenti che gli consentano di poter monitorare l’andamento della propria azienda (di qualsiasi dimensione questa sia) intercettando con il dovuto tempismo ogni segnale premonitore di quella che potrebbe essere una situazione che, se trascurata, potrebbe poi essere di difficile gestione e magari priva di soluzione.

Il nuovo art. 3 del Codice della crisi ci insegna che la prevenzione è cosa diversa dalla gestione. Con questo sistema, diventa ancora più centrale per l’impresa il ruolo degli strumenti di programmazione, quali il piano industriale, il budget e la gestione della tesoreria.

Ruolo del consulente è quello di aiutare l’imprenditore a dotarsi degli strumenti adatti alla rilevazione tempestiva dei segnali che possono condurre alla perdita della continuità aziendale, con l’obiettivo di rendere centrale l’approccio preventivo.

L’imprenditore dovrà essere aiutato affinché in ogni momento sia nella condizione di rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario e verificare la non sostenibilità del proprio indebitamento e l’assenza di prospettive di continuità aziendale per i 12 mesi successivi.

Oltre al compito di “sensibilizzatore”, il consulente ha un ruolo attivo nell’affiancare l’imprenditore nell’individuazione del migliore strumento tra quelli messi a disposizione dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza per gestire la situazione contingente e salvaguardare la continuità aziendale a beneficio di tutti gli stakeholder.

Il nuovo impianto normativo fornisce all’imprenditore e agli operatori della crisi d’impresa un sistema completo e organizzato di strumenti adatti ad affrontare con la giusta gradualità ogni fase di difficoltà che l’impresa può affrontare durante la sua vita.

Sicuramente sono strumenti flessibili e che lasciano la possibilità, se correttamente utilizzati e con il giusto tempismo, di essere cuciti “su misura” per risolvere al meglio situazioni che potrebbero all’apparenza sembrare di difficile risoluzione.

Che tipo di consulenza è offerta dallo Studio BNC a un’impresa in stato di sofferenza o crisi?

Lo Studio BNC attraverso il suo team di consulenti e il network di riferimento, è in grado di offrire all’imprenditore “sano” e all’impresa in difficoltà tutto il supporto di cui necessita per individuare il percorso più adatto alle sue caratteristiche e, soprattutto, alla sua capacità di riemergere e affrontare il turnaround.

Lo studio, grazie all’esperienza maturata, è in grado di affiancare l’imprenditore nell’analizzare con attenzione la sua situazione andando a classificare la situazione debitoria individuando per ogni tipologia di creditore la migliore strategia per attivare un proficuo dialogo volto alla migliore gestione del rapporto.

Non solo, lo studio ha anche le competenze per affiancare l’imprenditore nella massimizzazione del valore dell’attivo, andando a ricercare le leve che consentiranno la migliore valorizzazione di quanto di buono c’è ancora nell’azienda, analizzando i mercati di riferimento, le prospettive di risanamento e conducendo, congiuntamente all’imprenditore, un’analisi critica del recente passato e di ciò che ha causato lo stato di crisi.

Lo studio, con riferimento alle best pratice, è in grado di affiancare l’imprenditore e i suoi consulenti legali nella redazione di piani di risanamento, nella definizione di accordi di ristrutturazione e/o nella predisposizione, nelle situazioni più critiche, di piani di concordato in continuità aziendale.

I professionisti dello studio hanno capacità anche nella negoziazione con i principali creditori e nella definizione di manovre idonee a ristabilire l’equilibrio finanziario dell’impresa nel medio-lungo termine.

Tutto ciò nella consapevolezza che non esistono prodotti e abiti preconfezionati adatti ad ogni situazione, ma nella ferma convinzione che ogni intervento ricomincia da zero, ogni imprenditore ha la sua storia così come ogni creditore e ogni tipo di attività produttiva.

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