La Social economy della Quarta Rivoluzione Industriale

La terza rivoluzione Industriale è in atto e già se ne profila una quarta, una svolta epocale che dovrebbe portare a una sorta di nuovo Rinascimento, in cui uomo, ambiente e sapere tornano centrali. Siamo pronti? E a cosa andiamo incontro?
[auth href=”http://www.worldexcellence.it/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]La frase con cui Jeremy Rifkin ha aperto il suo intervento al convegno di Ericsson è ormai virale: «Siamo alla fine di una delle grandi ere economiche dell’umanità, ma al tempo stesso vediamo l’inizio di qualcosa d’altro». Quella Quarta rivoluzione industriale su cui invita a riflettere e cui Klaus Schwab, come Rifkin un big dell’economia, ha dedicato il saggio che ha ispirato il World Economic Forum, di cui è presidente e fondatore. La terza rivoluzione industriale, caratterizzata principalmente dagli sviluppi del digitale, non ha ancora chiuso il cerchio e già assistiamo all’avanzare di una quarta che avrà un formidabile impatto sulla società e dovrebbe aprire le porte a quella che gli studiosi chiamano economia sociale. Il primo passo è stato Industria 4.0, che la Germania e altri paesi hanno iniziato a implementare in diverse aziende da qualche anno e la cui caratteristica principale è l’integrazione di Sistemi Cyber-Fisici Cps nei processi industriali. In parole povere, l’inserimento nel lavoro dell’uomo di strumenti tecnologici intelligenti connessi a internet e tra loro, insieme ad altri fattori, un sistema capace di cambiare drasticamente il modo di lavorare e di vivere che darà vita a una nuova era economica, che parrebbe  positiva per l’umanità. Negli ultimi anni, il digitale e ogni sua interconnessione di rete hanno generato un fenomeno a livello di sistema che ha già cambiato molte cose. Le nuove tecnologie di comunicazione gestiscono in modo sempre più efficiente l’attività economica, nuove fonti di energia la alimentano, nuove modalità di trasporto la promuovono e l’interazione di ognuna di loro consente al sistema di operare come un insieme. La convergenza della comunicazione digitalizzata su internet, la digitalizzazione delle energie rinnovabili su internet, i Gps relativi a trasporti e logistica su internet, spostano le dinamiche economiche verso catene di valore sociale e creano un super-internet della gestione. Una piattaforma detta Internet delle Cose, su cui convergono tutti i sensori integrati in dispositivi e apparecchi, che permette di comunicare tra loro, oltre che con gli utenti Internet, e pone le attività economiche in un mondo digitale intelligente. Per il 2030, è previsto che i sensori collegati con l’ambiente umano e naturale saranno più di 100 miliardi, oggi sono 14 miliardi. Tutto questo dovrebbe dar vita a una società a costo marginale zero, equa e sostenibile, frutto della collaborazione tra esseri umani, del dialogo tra loro e di sempre più efficienti strumenti tecnologici. Già oggi, la perdita e l’abbassamento del costo di alcuni servizi sta generando un’economia caratterizzata da un mix di modelli capitalisti e commons collaborativo, che registra buone ricadute sociali. Nelle previsoni dello scienziato e matematico Samuel Arbesman, in tempi brevi i computer saranno in grado di sostituire persino il potere cognitivo umano. Geof Colvin, editorialista di Fortune, sostiene che la nuova economia sarà un’economia sociale, in cui i migliori player non saranno ne macchine ne solisti geniali, ma uomini capaci di interagire con altri uomini e con le macchine. Un eden, dove ci saranno nuovi tipi di lavoro ma molti di quelli classici scomparirammo, che si sta sviluppando rapidamente nei paesi ricchi e meno in quelli poveri, che dovrà avere governance ben orientate ed efficienti come recita il tema di Davos “Mastering the Fourth industrial revolution”. Nel dettaglio, si stima che tra una ventina d’anni l’automazione di circa il 47% dei lavori porterà la perdita di milioni di posti lavoro. L’ultimo rapporto della Banca Mondiale riporta 4,2 miliardi di persone senza connessione Internet, in India 1,1 miliardi su una popolazione di 1,25 miliardi, in Cina 755 milioni e  in Indonesia 213 milioni. Europa e Usa sono i paesi più avanzati nell’applicazione di Industria 4.0, in particolare la Germania, dove secondo l’ultimo report di Industrie 4.0 Working Group, 131 compagnie su 278 sono già in Industrie 4.0. Tra queste Bosch, Wittenstein, Basf SE, e Siemens AG che utilizza componenti Cps nella produzione di macchine automatizzate per altre compagnie, tra cui Bmw e Bayer. Sono però i colossi Usa della Sylicon Valley che dispongono dei big data necessari al funzionamento di Industria 4.0 e nello specifico è Google che controlla il 97% delle ricerche in rete in Germania. C’è di buono che proprio Google e Facebook si stanno già impegnando nell’intento di fornire internet gratis al mondo. Amazon, Apple, Facebook e Google sono i colossi dominanti della terza rivoluzione industriale e lo saranno anche di più nella quarta. Scott Galloway, professore di marketing e brand strategy alla New York University of Business e Ceo della società di business intelligence L2, ha dedicato la strepitosa conference “The gang of Four”, a ciò che ha permesso alla capitalizzazione di mercato complessiva di Google, Facebook, Apple e Amazon di passare dal Pil della Spagna a quello del Canada nel 2015 e in generale alla loro ascesa «Non è mai stato più facile diventare un miliardario e più difficile essere milionario», ha detto, «non c’è nulla di equo nell’era digitale», concludendo però che ci sono lezioni da imparare su come loro stanno innovando e affrontando i mercati, sulle cose significative che grazie alla tecnologia stanno accadendo.
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