Non basta l'informazione, serve più capacità critica e interpretativa

Il bombardamento di notizie vere ma spesso anche false, messaggi, commenti, video, foto, pareri, opinioni e via dicendo è aumentato in maniera esponenziale in questi ultimi due anni in seguito all’utilizzo sempre più massiccio dei social network nella vita lavorativa, professionale e personale di ognuno di noi in tutto il mondo. Una corsa frenetica che invece di accrescere conoscenza e sapere, sta portando paradossalmente a un pericoloso incremento generale, diffuso e sociale dell’ignoranza. Un fenomeno oggi reale e palpabile dovuto anche alla mancanza di tempo per approfondire, leggere, conoscere a fondo gli argomenti di cui si parla in quanto travolti dalle necessità quotidiane della vita che impongono sempre di più agli individui di correre e fare in fretta per non perdere posizioni acquisite, reddito, status, benessere. Il mondo infatti è in piena trasformazione tecnologica e in questo veloce passaggio evolutivo che sta stravolgendo certezze, valori, convinzioni e sicurezze che per anni sono state alla base di comportamenti, abitudini, modelli culturali e di business, si stanno accrescendo i divari tra povertà e ricchezza, tra chi riesce ad adattarsi e chi non ce la fa e rimane indietro in una sorta di naturale selezione della specie. I pericoli di tutto ciò sono sotto gli occhi di tutti e si manifestano attraverso il prevalere di miopi visioni di breve termine, il credere facilmente a promesse irrealizzabili e fuorvianti, il vagheggiare su realtà migliori solamente immaginate, il non dare importanza alla qualità e ai contenuti ma solo al marketing e alla vendita e via di questo passo. L’elenco infatti è lungo e porta alla sostanziale assenza nella società attuale di capacità di approfondimento e di critica. Assenza che dà spazio a populismi e a manipolazioni da parte di chi è interessato al potere e utilizza con scaltrezza i mezzi di comunicazione e i social per attrarre consenso. E qui è bene fare una riflessione. L’ignoranza è un grande pericolo, se non il più grande, per la stessa civiltà occidentale basata su principi democratici, di condivisione e di crescita del benessere diffuso. Umberto Sulpasso nel suo interessante saggio Darwinomics avverte che «La spinta decisiva al tramonto dell’Occidente è la strategia del Trionfo di Sua Maestà Ignoranza….puntando al ritorno del Medioevo di una società fatta di masse ignoranti e consolidate élite di potere che controllano (e che, aggiungiamo noi,  sanno ben utilizzare facendo leva sui sentimenti, emozioni, desideri della gente) i mezzi di comunicazione…». Andando più in là nel tempo Wolfang Goethe affermava «Nulla è più terribile di una ignoranza attiva» e Voltaire «Chiunque abbia la capacità di farti credere assurdità, ha il potere di farti commettere ingiustizie». Parole che la Storia ha poi tragicamente confermato con i fatti.  Radicalismi, violenze, estremismi, regimi autoritari e elitari trovano terreno fertile e si alimentano laddove c’è ignoranza. La gestione di un potere non motivato alla promozione e diffusione del Sapere porta inevitabilmente all’inebetimento generale e alla soppressione della capacità critica con la naturale conseguenza di un impoverimento sociale e collettivo. Oggi più che mai diventa quindi prioritario puntare su una società del Sapere che sviluppi la capacità critica, dia spazio ai talenti, promuova la ricerca scientifica, ampli gli orizzonti culturali di tutti. Che vada quindi al di là di una educazione superficiale fatta spesso solo per motivi di marketing e di promozione. Ma per questo occorre partire da una presa di coscienza della situazione attuale, dall’impegno personale da parte di ognuno ad accrescere la propria conoscenza nei vari campi di interesse e dal riconoscimento dell’importanza della qualità e dei contenuti di ciò che si fa e che si comunica.

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