La rigenerazione del settore finanziario passa dal fintech

Il principale cambiamento avvenuto nel settore finanziario negli anni Novanta è stato il grande sviluppo della negoziazione a costi contenuti di strumenti finanziari su tutti i mercati. Esso ha consentito a un elevato numero di investitori di accedere direttamente a tutti i mercati internazionali. Questi ultimi, a loro volta, hanno costruito piattaforme integrate e, di conseguenza, ampliato notevolmente l’offerta. Se si guarda quello che era il settore finanziario vent’anni fa, si può senza dubbio affermare che la prima grande rivoluzione fintech è avvenuta attraverso la democratizzazione dell’accesso ai mercati. Il fenomeno del trading on line e la crescita del numero dei prodotti e delle strategie di investimento nell’industria dell’asset management, che hanno caratterizzato la prima fase degli anni Duemila, ne sono stati una diretta conseguenza.
La facilità di accesso in autonomia ai mercati da parte dei singoli investitori ha reso meno indispensabile l’attività di pura intermediazione mentre ha accresciuto l’importanza della creazione e della distribuzione di prodotti di investimento. I fondi di investimento che in origine avevano come una tra le loro fondamentali funzioni quella di consentire a una pluralità di risparmiatori di accedere in modo economico ed efficiente ad investimenti preclusi al singolo, hanno progressivamente trovato una nuova ragione d’essere nell’innovazione delle strategie di investimento. In seguito allo sviluppo tecnologico gli intermediari sono quindi entrati in una fase più competitiva creando maggiore valore aggiunto al loro servizio. Ai fondi tradizionali attivi si sono aggiunti quelli passivi, nati e cresciuti sull’onda della rivoluzione tecnologica che, per i loro costi di produzione e gestione molto più bassi rispetto ai fondi tradizionali, hanno rappresentato un elemento di rottura. Da essi sono nate nuove generazioni di prodotti algoritmici come i fondi passivi che replicano non solo gli indici di mercato ma anche strategie non discrezionali di investimento. Tutte realizzazioni derivanti dalla messa in comune di esperienze di tecnologia e di ingegneria finanziaria. Nei prossimi anni sarà l’intelligenza artificiale a fare la parte del leone nel fissare le regole del gioco in questo campo. Ma di questo processo di sviluppo occorre sottolineare un aspetto: mentre nel sistema dei pagamenti la disintermediazione si preannuncia forte con l’entrata in vigore lo scorso gennaio della direttiva europea PSD2, non così si può dire nel settore dell’asset management e della gestione del risparmio.
L’ultima ricerca di Capgemini sul fintech ha rilevato infatti che circa il 70% delle nuove aziende tecnologiche lavorano a supporto del settore finanziario per aiutare quest’ultimo a realizzare servizi, prodotti ecc. con metodologie innovative sfruttando le tecnologie più avanzate. Solo una minoranza si rivolge al retail. Nel campo del risparmio la sfida del fintech, nato e generato dallo stesso sistema finanziario, sarà invece quella di riuscire a portare soluzioni personalizzate in un mondo che evolve verso la standardizzazione.

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