ECCO CHI CORRE DI PIÙ NEL RISPARMIO GESTITO

Generali è al primo posto per masse gestite, ma la crescita maggiore l’anno scorso l’ha registrata Amundi seguita da Pictet AM, Credito Emiliano, JP Morgan AM e Gruppo Ubi Banca. E le aspettative per il 2017 sono…
[auth href=”http://www.worldexcellence.it/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]Un 2016 da record per Amundi. Il gruppo francese è in testa alla classifica dei gestori cresciuti maggiormente nel corso dell’anno passato: quasi il 18%, con il patrimonio gestito passato da circa 39 miliardi di euro a fine 2015, a 45,8 miliardi 12 mesi dopo. A seguire, Pictet Asset Management, con un incremento degli asset under management del 17,7%, e Credito Emiliano, che ha registrato un +16,2% tra fine 2015 e fine 2016.

È il quadro che emerge dal ranking elaborato dal Centro studi Le Fonti, che ha calcolato, sulla base dei dati Assogestioni, quanto sono cresciuti i principali gestori del risparmio, per patrimonio gestito, nel corso dell’anno passato. Sono state prese in considerazione le prime 20 società per Aum e fatto il raffronto tra gli asset gestiti al 31 dicembre 2015 e quelli a fine 2016. Ed è emerso che le Sgr hanno fatto registrare tutte il segno più, a eccezione di Invesco, il cui patrimonio è passato da 20,9 miliardi a fine 2015 a 20,6 al 31 dicembre 2016. Il gruppo ha però invertito il trend già a inizio 2017: secondo i dati Assogestioni relativi a marzo, infatti, il patrimonio gestito è salito a 21,7 miliardi di euro.
Inoltre, secondo il ranking Le Fonti, tra i primi cinque operatori del mercato del patrimonio gestito, ad aver incrementato più di tutti gli asset under management è stato il gruppo Poste Italiane, che ha registrato un +11,8%. A seguire, Anima Holding (+10,15), il Gruppo Intesa Sanpaolo (+6,54), il Gruppo Generali (+5,7) e Pioneer Investments (+0,50)Amundi. Il gruppo francese ha trascorso un 2016 alla ribalta, concluso con l’acquisizione di Pioneer. L’operazione, a fine marzo scorso, ha ricevuto il via libera dell’antitrust europeo: il passaggio del gruppo di risparmio gestito da Unicredit alla controllata del Credit Agricole non viola infatti le regole europee in materia di concorrenza. Amundi ha anche lanciato un aumento di capitale da 1,4 miliardi di euro, destinato a finanziare in parte l’acquisizione di Pioneer, quotata a 3,54 miliardi di euro. L’Italia diventerà il secondo mercato domestico di Amundi per importanza, con masse in gestione pari a 160 miliardi di euro.
Ma ecco le previsioni di mercato dei manager delle principali società di gestione che, nel corso del Salone del risparmio, dall’11 al 13 aprile scorso a Milano, hanno evidenziato la necessità di operare in maggiore trasparenza e con regole uniformi rispetto all’Europa. Occhi puntati, in particolare, sui fondi Pir, con le società del settore che hanno creato gli strumenti Pir compliant.Banca Generali. A parere di Marco Bernardi, direttore commerciale di Banca Generali, «il 2017 è iniziato sotto una luce positiva per il risparmio gestito, dopo un 2016 che aveva evidenziato alcune difficoltà per il settore. Gli ultimi dati Assoreti evidenziano una crescita nella raccolta a gennaio e febbraio, sintomo che le famiglie e i risparmiatori sono alla ricerca di nuovi punti di riferimento nella tutela dei loro patrimoni. È evidente ormai che l’attuale fase dei mercati, caratterizzati da tassi in rialzo ma comunque prossimi ai minimi e dall’incertezza per le incognite a livello geo-politico, richiede un nuovo tipo di approccio negli investimenti improntato alla diversificazione e alla ricerca di soluzioni innovative».
Riguardo invece i prossimi obiettivi di crescita, Bernardi sottolinea come, «dopo un 2016 da record con quasi 6 miliardi di raccolta, il 2017 è ripartito molto bene per Banca Generali con una raccolta netta in crescita del 20%. Il nostro obiettivo è quello di portare servizi tipici del private banking a un numero sempre maggiore di famiglie. In quest’ottica, abbiamo rivisto la nostra mission focalizzandoci fortemente sul nostro maggiore valore aggiunto, ovvero il consulente finanziario e il suo rapporto di fiducia con la clientela. Da qui siamo partiti per valorizzare al meglio le loro competenze sviluppando BG Personal Advisory: un servizio in grado di portare l’approccio analitico dei portafogli anche agli asset non finanziari come mattone, impresa, partecipazioni e proprietà di valore, o nei servizi dalle successioni al passaggio generazionale, con la possibilità di offrire una panoramica completa del patrimonio di ogni cliente valutando anche gli asset presso istituti terzi. Le novità, però, non si fermano qui», conclude Bernardi, «ci stiamo muovendo anche verso una innovazione dell’offerta di prodotti, allargando i confini tradizionali per abbracciare soluzioni “wrapper” e gestioni evolute che offrano rendimenti interessanti, pur garantendo la massima protezione del capitale investito, seguendo una filosofia in linea con la nostra ambizione di essere la prima banca private per valore del servizio e innovazione».Eurizon. Rispetto a questi primi mesi del 2017, dice Massimo Mazzini, responsabile marketing e sviluppo commerciale di Eurizon, «i risultati a livello europeo sono molto positivi. Dai dati Efama di gennaio si evidenzia una raccolta pari a 40 miliardi di euro sui long-term fund con prevalenza sui fondi obbligazionari (20 miliardi), multi asset (10 miliardi) e azionari (6 miliardi). Il mercato italiano contribuisce alla crescita del settore con una raccolta che solo nei primi due mesi del 2017 è stata di oltre 12 miliardi. Anche nel mercato italiano i prodotti che hanno riscosso maggior interesse sono stati i fondi flessibili e obbligazionari. L’industria italiana ha raggiunto a fine febbraio un patrimonio in gestione pari a 1.960 miliardi di euro. Ma la vera novità», spiega Mazzini, «è stata la partenza dei fondi Pir, i Piani individuali di risparmio. La normativa è entrata in vigore all’inizio dell’anno e prontamente le società del mondo finanziario si sono attrezzate per creare gli strumenti Pir compliant. La raccolta è molto positiva e i benefici si stanno già manifestando sul mercato azionario italiano dove si registrano importanti flussi di liquidità, in particolare sul comparto delle mid/small cap. Non è un caso che nell’ultimo mese il controvalore degli scambi giornalieri sulle azioni italiane a medio/bassa capitalizzazione sia salito a 300 milioni di euro dai 150 del 2016. Ci aspettiamo in cinque anni una raccolta totale di 16 miliardi: circa 10 dal mondo retail e 6 dagli istituzionali».
Sui prossimi obiettivi di Eurizon, Mazzini sottolinea come la società continui a crescere «più della media del mercato, nei primi due mesi dell’anno la raccolta è stati pari a 3,1 miliardi di euro, circa il 26% del mercato italiano. La raccolta è stata positiva sia sul segmento retail sia sull’istituzionale con un buon contributo anche dai mercati esteri. L’attesa è di un crescente contributo dai mercati esteri in particolare dall’attività cross border in Germania, Francia e Spagna oltre che dall’attività in Asia grazie alla partecipata Penghua che continua a incrementare il proprio peso in un mercato dai tassi di crescita più importanti al mondo. La raccolta continua a essere caratterizzata dal successo dei fondi a scadenza, dall’andamento positivo dei flussi con la clientela istituzionale e dalla raccolta sui Pir che complessivamente tra il mercato retail ed istituzionale è pari a quasi 800 milioni di euro a inizio aprile. Eurizon è al sesto posto a livello mondiale per la gestione di prodotti multi asset con quasi 60 miliardi di euro 2016», prosegue Mazzini, «la crescita del patrimonio in gestione è legata all’innovazione di prodotto per la clientela retail e istituzionale su cui Eurizon ha sviluppato le proprie competenze oltre che la gamma d’offerta. Se analizziamo le dinamiche di raccolta, notiamo che la clientela retail continua a premiare soluzioni di prodotto in cui il gestore ha la possibilità di investire in diverse asset class. Questo dimostra una crescente maturità da parte delle reti di vendita, in grado di valutare l’importanza della flessibilità attribuita a un gestore professionale per migliorare il profilo rischio rendimento senza essere condizionato dai risultati di breve. Come Eurizon riteniamo che uno stile di gestione flessibile multiasset rimanga una soluzione ideale per scenari che vedono indici azionari vicini ai massimi, politiche monetarie in contrazione e un ciclo economico lento, ma positivo».

Pictet AM
. Secondo Manuel Noia, country manager di Italy Pictet Asset Management, «il primo trimestre del 2017 è stato certamente positivo per il settore del risparmio gestito, sulla scorta del buon andamento dei mercati azionari internazionali, ancora sotto l’effetto Trump. Sicuramente la situazione è molto diversa rispetto al 2016, quando la partenza in salita sui mercati ha spaventato molti investitori, poi peraltro tornati più costruttivi nella seconda metà dell’anno, in un clima più disteso sui mercati. Come sempre, predichiamo equilibrio e ora giochiamo a fare i pompieri: vediamo fin troppa euforia tra privati e consulenti, non bisogna sottovalutare i rischi presenti in questa fase che il mercato sta sottovalutando fortemente».
Noia sottolinea che l’obiettivo della società «rimane quello di una crescita costante, regolare e sostenibile sul mercato italiano, basata su un organizzato ed efficiente servizio post vendita di consulenza, sia sui prodotti sia sui mercati, ai clienti professionali che ormai ci seguono da tanti anni. Continueremo a puntare con forza sul nostro servizio di advisory e su una costante copertura del territorio italiano per aggiornare la nostra clientela delle nostre attività e del nostro punto di vista su prodotti e mercati. Lanceremo altresì un paio di prodotti nuovi nel giro dei prossimi mesi».Aberdeen. A parere di Laura Nateri, country head per l’Italia di Aberdeen, «il 2017 si è aperto con diverse incognite, soprattutto sul fronte politico: gli investitori sono stati prudenti e in attesa, prova ne è l’eccessiva liquidità sui loro conti. Sono comunque consapevoli della necessità di continuare a investire. Diciamo che il mercato sta cercando di interpretare alcune incognite ma è consapevole della necessità di avere portafogli investiti piuttosto che cash vista la scarsa remuneratività e la situazione dei tassi a zero». Quanto ad Aberdeen, la società sta puntando in particolare sulle soluzioni multi asset «con forte esposizione verso gli alternatives», spiega Nateri, «abbiamo da poco lanciato la campagna income, che rappresenta un tema cruciale per gli investitori finali che hanno bisogno di reddito, sia che investano per la famiglia sia per i figli, ma anche per coloro che necessitano di un pilastro previdenziale aggiuntivo o per i clienti istituzionali. Il tema income è sotto un cappello più ampio e riguarda tutti i prodotti che abbiano contenuto income dalla parte del reddito fisso. Abbiamo costituito da poco il fondo Indian Bond, dato che l’India rappresenta uno di quei paesi dove i tassi si stanno abbassando e dove c’è un governatore della Banca centrale autorevole che sta compiendo i passi giusti in termini di politica monetaria. Ancora, il property è un settore non accessibile a tutti ma interessante in termini di income, perché distribuisce rendimenti dal 5 all’8% l’anno».
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